Attesa da tutti (ma forse anche no), la disfida del martedì sorride a Giannini che, col suo Ballarò, fa 2 milioni 503 mila spettatori (11,76% di share), mentre Floris, col suo DiMartedì su La 7, raggiunge 755 mila spettatori e il 3.47% di share.
Questo per quanto riguarda i numeri. perché s parliamo di qualità la sconfitta è per tutti, ma soprattutto per il pubblico.
Abbiamo assistito, infatti, a due versioni del vecchio Ballarò, condite giusto con qualche piccola novità tanto per darsi un tono. Uno spettacolo sempre uguale a sé stesso nelle idee, nella struttura, nei tempi, negli ospiti. Posso anche capire che squadra che vince non si cambia ma, perdonatemi l’insopportabile metafora calcistica, dopo 13 anni forse è il caso di svecchiarla, la Juventus ha smesso da tempo di schierare Boniperti e Sivori.
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Diciannovequaranta: Floris è il solito Floris, ma ora è perfino senza pubblico
Avendo già detto la mia su Giovanni Floris, sulle sue sopravvalutate capacità di conduttore, sullo stile, sulla sua assoluta incapacità innovativa, non pensavo di dover tornare a sparare sulla croce rossa. Ma come tacere di fronte all’esordio su La7 con un capolavoro come “Diciannovequaranta“?
Il ragazzo lo aveva anche detto: “sarà un omaggio a Enzo Biagi!”.
Infatti ha posizionato in studio una scrivania. E qui termina l’omaggio a Biagi. Tutto il resto è un omaggio a Ballarò.
Cartellina alla mano con gli occhi sempre fissi per leggere ogni parola, l’aria seria e grave, le solite noiosissime e didascaliche schede per presentare la “notizia del giorno”, il solito, noiosissimo, Nando Pagnoncelli per l’inutile sondaggio di fine puntata: cosa pensano gli italiani del gelato al ginseng? Continua a leggere
Renzi come Gesù, Game of Thrones per Grillo: Crozza è strepitoso

Crozza imita Matteo Renzie
Il ritorno di “Crozza nel Paese delle Meraviglie” non poteva essere più scoppiettante, e non tanto per i personaggi, quasi tutti gli stessi, quanto per trovate e le ambientazioni che sottolineano le grandi intuizioni dl tam di autori
Accompagnato sempre dal suo gruppo di giovani attori e ballerini, dalla Silvano Belfiore Band e dalla spalla e coautore Andrea Zalone, ci ha regalato alcune chicche davvero imperdibili (e io, infatti, non ve le faccio perdere!) con una performance quasi perfetta, leggermente rovinata, purtroppo, da un paio decisamente meno irresistibili.
L’attacco è trionfale, con Renzi che entra come Gesù nell’opera rock di Andrew Lloyd Webber e Tim Rice “Jesus Christ Superstar“, attorniato da una folla che lo acclama e canta osanna.
A Otto e Mezzo Renzi sembra Zulu’: non mi avrete mai, come volete voi
Ieri sera ad Otto e Mezzo c’era Matteo Renzi. E non ho resistito.
Il nuovo segretario del Pd ha di certo perso parte del suo appeal iniziale, di quando faceva l’outsider ed in tv era una novità assoluta ma, se guardiamo al panorama politico attuale, non esiste nessuno che sappia comunicare come lui. Anche perché Renzi è garbato, spiritoso, autoironico, capace anche di scusarsi con l’interlocutore, se preso in fallo.
I modi semplici e diretti, il linguaggio comune, le continue metafore sportive (soprattutto calcistiche) sono state introdotte in politica da Berlusconi. Che però ha il vizio di trattare i suoi interlocutori come bambini.
Renzi, invece, ha di fronte un elettorato più complesso, decisamente più esigente, e riuscire ad incantarlo con le stesse identiche tecniche del suo illustre predecessore ha del miracoloso. Continua a leggere
Crozza: Alfano come Django, da Conto Niente a Kunta Kinte
Maurizio Crozza dà il meglio di sé in una puntata spumeggiante di Crozza nel Paese delle Meraviglie.
L’apertura è un omaggio a José Mujica, Presidente dell’Uruguay, un uomo che dei 12000 euro al mese che guadagna ne tiene per se 1500 e dona gli altri ad associazioni non governative per lo sviluppo. Un ribelle che ha pagato con 14 anni di carcere la sua sete di giustizia e che oggi, da presidente, vuole essere de esempio per il suo popolo.
Crozza ce lo presenta a pranzo col Papa mentre dividono una noce e danno l’altra in beneficenza.
Il Papa voleva mangiarne una a testa, ma alla protesta di Mujica risponde: “hai ragione, ho perso la testa…è l’entusiasmo. Una la mangiamo noi, e una la diamo ai poveri.” Continua a leggere
Ballarò: Floris e le olimpiadi della noia
Quando a fine puntata Giovanni Floris dice “alè” mi viene voglia di stenderlo con un cazzotto.
Con quella faccia da secchione del primo banco che non ti passerebbe il compito nemmeno se da questo dipendessero i destini del mondo, il presentatore di Ballarò è un uomo per tutte le stagioni.
Non che sia viscido e mellifluo come Bruno Vespa (di cui a breve prometto di parlarvi, perché questa novità della clessidra gigante mi ha provocato un dolce brivido d’eccitazione lungo la schiena), e nemmeno pienamente lecchino come Emilio Fede.
Ma si muove agilmente, nonostante la postura da scopa infilata nei reconditi abissi, nelle acque della politica italiana. Infatti piace alla sinistra, soprattutto ai dirigenti del Pd, perché “è uno di noi” e non rompe troppo le scatole. E, nonostante le sceneggiate, piace alla destra i cui esponenti fanno a gara per essere presenti nel suo studio.
Se poi piace o non piace al pubblico, chi se ne frega. Continua a leggere
Avanzi, la Rai che vorremmo
Tra il 1991 ed il 1993 la situazione in Italia era fuori controllo: la prima repubblica crollava sotto il peso delle tangenti, la Sicilia saltava in aria devastata dalle bombe di mafia, e i partiti politici (seppur per breve tempo) iniziavano a perdere il controllo della Rai.
E’ in questi anni che, nel trambusto generale (o forse proprio grazie a questo), un gruppo di giovani attori comici, quasi tutti esordienti, trovò spazio su Rai3 con una nuovissima trasmissione tv: Avanzi.
Il nome era già tutto un programma: la trasmissione andava in onda dai “sotterranei della Rai” e fingeva di trasmettere tutti gli “avanzi” dalle reti di Stato.
Era tv d’avanguardia, innovativa, mai vista, con spese bassissime ed una proposta satirica che stimolava le intelligenze e provocava risate amare.
Con Avanzi vennero presentati al grande pubblico attori semisconosciuti che di lì a pochi anni sarebbero diventati dei veri e propri mostri sacri del mondo dello spettacolo:Corrado Guzzanti, Sabina Guzzanti, Serena Dandini, un’esordiente Luciana Littizzetto, Continua a leggere
Crozza: Renzi il mentalista e Banderas omofobo
Ieri sera alle 21:10 su La7 è ripartita l’avventura di Crozza Nel Paese Delle Meraviglie.
La struttura del programma è sempre la stessa: Crozza da solo sul palco per la maggior parte del tempo, e poi il corpo di ballo, la live band, le spalle (su tutti l’autore dei testi Andrea Zalone), e una certa dose di improvvisazione.
Crozza è poliedrico: recita, imita, canta, balla, suona. I suoi personaggi sono sempre molto azzeccati, perché, come i grandi artisti, ha la capacità di cogliere quel qualcosa che a tutti noi sfugge. Spesso però ne allunga eccessivamente la performance, e questo dopo un po’ ne sfianca il potenziale. Altri invece sono immortali.
La satira di Crozza nasce, come spesso accade, dalla realtà.
Lui però la realtà la porta in scena, iniziando spesso gli schetch dall’inquadratura della notizia da cui ha preso spunto. Continua a leggere
Full Metal Masterchef
“Io ho sempre saputo che nel Texas ci nascono solo tori e checche, soldato Cowboy! Tu l’aria del toro non ce l’hai neanche un po’ e quindi il cerchio si restringe!”
(Sergente Maggiore Hartman)
Cosa attira il pubblico del più importante contest culinario del piccolo schermo?
Il cibo, certo: cucinare è sempre stata un’arte ed una passione. Ed anche un’atavica competizione tra uomini e donne. Se nei secoli la cucina di casa è stata sempre il regno della donna, quando vi entra l’uomo e si mette ai fornelli c’è sempre un mistico cambiamento di atmosfera
D’altra parte un vecchio detto piuttosto maschilista recita: solo gli uomini sanno cucinare, le donne, al massimo sanno cuocere Continua a leggere