A Beppe Grillo bastano pochi secondi per disintegrare la sacra istituzionalità di Bruno Vespa e del suo Porta a Porta.
Già nell’anteprima aveva stigmatizzato la redazione di Porta a Porta: “ah allora l’avevate una mia foto normale, quasi non mi riconoscevo”.
Ma non appena la trasmissione ha inizio un Grillo assolutamente geniale rimane in piedi, passeggia per lo studio, si rivolge al pubblico e dice: “voi siete la metafora dell’Italia, un pubblico che non può parlare ma solo sorridere, pagato da una società che io conosco, quanto vi danno, 80 euro anche a voi? Sono venuto qua, è una mossa politica…non mi nascondo. Voglio rivolgermi a delle persone che hanno un pregiudizio”. Continua a leggere
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Porta A Porta e il lutto di Bruno Vespa
Un caro amico con cui un tempo mi divertivo ad analizzare le puntate di Porta a Porta, una volta trovò la soluzione ad uno dei tanti misteri legati al giornalista abruzzese.
Il fatto che sia davvero figlio illegittimo di Mussolini? Il fatto che conduca da 18 anni una trasmissione in cui si può parlare nello stesso identico modo di guerra o di fonduta al cioccolato? Il fatto che sia pensionato ma di nuovo sotto contratto (ovviamente milionario) con la Rai come se questa non avesse giovani conduttori da far crescere e nuovi programmi da sperimentare?
Niente di tutto questo. Quella sera il mio amico mi guardò e mi disse: “secondo me Vespa ha due magneti sotto le ascelle. Solo questo gli può consentire di muovere esclusivamente gli avambracci, senza mai staccare le braccia dal busto. Poi gli mettono un magnete più grosso dietro la lavagna o il monitor che deve indicare, e lui, con movimento lento e uniforme, allunga l’intero arto e lo tiene fermo, rigido. Quando disattivano il magnete grande, il braccio torna nella posizione originale”.
Io mi illuminai: non poteva che essere così. Continua a leggere
Ballarò: Floris e le olimpiadi della noia
Quando a fine puntata Giovanni Floris dice “alè” mi viene voglia di stenderlo con un cazzotto.
Con quella faccia da secchione del primo banco che non ti passerebbe il compito nemmeno se da questo dipendessero i destini del mondo, il presentatore di Ballarò è un uomo per tutte le stagioni.
Non che sia viscido e mellifluo come Bruno Vespa (di cui a breve prometto di parlarvi, perché questa novità della clessidra gigante mi ha provocato un dolce brivido d’eccitazione lungo la schiena), e nemmeno pienamente lecchino come Emilio Fede.
Ma si muove agilmente, nonostante la postura da scopa infilata nei reconditi abissi, nelle acque della politica italiana. Infatti piace alla sinistra, soprattutto ai dirigenti del Pd, perché “è uno di noi” e non rompe troppo le scatole. E, nonostante le sceneggiate, piace alla destra i cui esponenti fanno a gara per essere presenti nel suo studio.
Se poi piace o non piace al pubblico, chi se ne frega. Continua a leggere