“I dieci comandamenti? Dio li ha fatti per i ricchi! I sette vizi capitali? Dio li ha tutti e sette insieme! Ira, nessuno s’incazza più di lui, superbia, nessuno è più superbo di lui”
Così scherzava Roberto Benigni negli anni ’80, nel suo primissimo TuttoBenigni, col quale sono cresciuto e di cui, ancora oggi, ricordo quasi ogni battuta a memoria.
Qualche anno prima, invece, aveva stabilito il record di sempre (tutt’oggi imbattuto) di imprecazioni contenute in una sola sequenza cinematografica, nel film “Berlinguer Ti Voglio Bene“.
“La merda della maiala degli stronzoli nel culo delle poppe pien di piscio co’gli stronzoli che escan dalle poppe de budelli de vitelli con le cosce della sposa che gli sorte fra le cosce troppe seghe dentro il cazzo, troppi cazzi dentro il culo che gli spuntan dalle cosce che gli tornan dalle gambe con la mamma ni’ppompino della nonna che gli schianta da il su’ corpo che gli leccano la schiena poi gli sputa ne’coglioni e gne lecca ni’ggroppone co schiantassi tra le zolle che si striscia’n mezz’all’erba, che le mamme tutte gnude che si struscian dalle file e si sgroppan con la schiena co le poppe sbatacchiate senza latte che si scopran tra le mucche che si infila che gli sorte’n mezz’all’erba che gni gira’mmezz’a’denti che gli sputa quand’e’n’terra e gli mettano le seghe nella fica e si gode tutti insieme e si gode tutti insieme e lo guardan da lontano co i’ggroppone’nsudiciato e le cosce la su sposa co’i’mmarito i’pparente gliene schianta gni piglia d’ipparente, con la carne dentro il corpo co i’ccorpo nella carne e la mamma sdraiata tra le zolle che gli mena le zolle che gli tornan sulla terra e gni schiantano’parenti gliene leano tre vorte glene sortano diciotto”
Ecco perché a qualcuno può dispiacere vederlo quasi ecumenico mentre racconta i 10 comandamenti su Raiuno.
Non voglio piegarmi alla facile polemica sul cachet (anche se chiedere una carrettata di milioni per due serate e poi demonizzare il denaro in diretta tv è una cosa che ti rende meno credibile), né discutere del fatto che il più famoso bestemmiatore d’Italia riesca a dire che dobbiamo dare per scontata l’esistenza di Dio, e che la bestemmia sia “una cosa orripilante”.
C’è poco da dire anche sulla scelta del tema, perché, da ateo, considero sì le religioni una pericolosa mistificazione sempre legata al potere di turno, ma anche un’incredibile ed affascinante parte della cultura umana. Insomma si può odiare le religioni, ma amare il Taj Mahal o Notre Dames, o il David o la Cappella Sistina, o il Cenacolo!
Si può odiare la Chiesa e trovare la Bibbia un incredibile libro di fiabe.
Il punto, semmai, è un altro: Roberto Benigni non è più un comico.
Resta un artista di altissimo livello, un uomo di grande cultura con un gusto sopraffino ed una sensibilità rara. Un istrione capace di affascinare con qualunque argomento. Se, però, hai voglia di ascoltarlo.
A me ne ha fatta venire poca. Durante le due puntate del suo show mi sono distratto più volte, cosa che con Benigni non mi era mai capitato. Mai con un suo film, mai con uno spettacolo, né con quelli più comici, né con La Divina Commedia.
La svolta che aveva portato nella sua cinematografia, con una maggiore attenzione al prodotto finale (regia, sceneggiatura, tematiche, scenografie), gli ha permesso di affrontare col coraggio della poesia, e qualche risata in meno, argomenti importanti che quasi nessun comico ha osato portare sullo schermo (eccezione fatta, per il Chaplin de Il Grande Dittatore).
E, la prima volta, l’operazione Divina Commedia, aveva lasciato tutti a bocca aperta. Benigni che si trasforma in Gassman. Di Più, in Dante. Di più, è Il Piccolo Diavolo che possiede contemporaneamente Benigni, Gassman e Dante!
Insomma la cultura raccontata con una risata e mille emozioni.
E, in queste due serate, non è mancata certo poesia o cultura. Ma sono mancate le risate e le emozioni.
Per quanto riguarda il lato comico, l’ex bischero di Vergaio si è limitato al minimo sindacale. Nessuna battuta particolarmente graffiante (forse la più comica quella sulla castità che i preti si tramandano da padre in figlio), nessuna risata grassa. Qualche sorriso, sì. Perché, a prescindere, l’artista che è in lui è sempre comunque apprezzabile.
Alle emozioni, invece, ha rinunciato quando ha preso (definitivamente?) la via della retorica nazional-popolare. In più, uno che sapeva sempre come spiazzarci, per buona parte del tempo ha detto cose che non si farebbe fatica a trovare nell’omelia di un prete minimamente contemporaneo.
Ovvio che negli anni si cambi. Sarebbe ridicolo alla sua età mettere le mani sotto la gonna della presentatrice e parlare solo di sesso. Ed è giusto che la sua maturità artistica lo porti verso altri lidi. Io questo lo rispetto. Ma mi piace meno, molto meno.
Otello Piccoli
Purtroppo non c’ero ancora, ma pagherei per sentirlo recitare dal vivo “Poesia ad Almirante”.
senti…
sto facendo tardi. Anzi,mi sa che ho proprio fatto tardi.
ma non ho potuto fare ameno di leggere tutto il post.
Da applausi!
Bravo, studente di comunicazione. !0 e lode.
Da una prof.
Ahahah grazie!
P.s.
gli altri post li leggo dopo…
Più o meno d’accordo. Ma la “grande cultura” di Benigni dove l’hai rintracciata? Ma ti sei mai reso conto di tutti i suoi continui, clamorosi strafalcioni in tutti gli argomenti trattati? Hai mai preso in considerazione la sua lingua da alfabetizzare e il suo pensiero, quasi sempre banale (quando non fa ricorso al pensiero degli altri) e confuso?
Boh, onestamente non li ho notati, ma può darsi che li abbia fatti.
Ciò detto Benigni è sempre stato un uomo di cultura, non glielo si può negare.
E non parlo certo dell’operazione Dante, ma fin dagli anni ’80, a mia memoria, poeti, cantori, filosofi, sono sempre stati il retroterra culturale dei suoi sketch.
Poi può piacere o meno, ma non è certo un Panariello, o un Fabio Volo. E’ uno che nella vita non solo ha studiato, ma ha avuto la fortuna di crescere insieme a tanti intellettuali, e da questi suggere il meglio.