Ieri sera Raiuno ha fatto una cosa che non faceva dalla prima lettura della Divina Commedia da parte di Benigni: cultura in prima serata.Dario Fo, infatti, è stato chiamato a portare in scena una versione ridotta, ma anche riveduta, de Lu Santo Jullare Francesco, lo spettacolo che narra le gesta censurate del santo di Assisi, che si unisce ai ribelli, abbatte le torri, finisce in prigione, si scaglia contro il papato, si comporta da giullare per attirare il popolo.
Ad 88 anni suonati il Premio Nobel per la Letteratura regge il palco come un leone, ridicolizzando, anzi disintegrando, questa comicità moderna fatta di tormentoni fasulli, di sketch ridotti nei tempi televisivi, e di assoluta innocuità.
Se un comico non dà fastidio al potere, dice sempre Fo, vuol dire che non vale niente. Continua a leggere
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Ho visto un’atea in tv: la televisione italiana e le minoranze
Restando sul filone dei Papi e dei Santi, ché in questi giorni non s’è parlato d’altro, approfitto della puntata speciale di Otto e Mezzo, per fare un piccola riflessione su un tema: le minoranze nella tv italiana. Domenica sera, infatti, Lilli Gruber ha mandato in onda un punto di vista diverso,in una puntata dal titolo: “E’ tutto santo quel che luccica?“. In studio c’erano Massimo Franco del Corriere, Padre Enzo Fortunato, Carlotta Zavattiero, autrice del libro “Le lobby del Vaticano“, e Adele Orioli, dell’UAAR (Unione degli Atei e Agnostici Razionalisti).
Uno su mille se li fa: spot della Chiesa ammette la pedofilia
Clamorosa svolta nella comunicazione della Conferenza Episcopale Italiana.
Dopo gli scandali degli abusi sui minori e quelli finanziari dello IOR, gira, da qualche settimana, un nuovo video della campagna “Insieme ai Sacerdoti” che, riproponendo quasi le stesse immagini di quello del 2012, ha però una sostanziale differenza: la Chiesa prova a giustificarsi.
Si apre oggi una nuova rubrica, dedicata agli spot pubblicitari che passano nella televisione italiana. E quale inizio migliore per inaugurarla, se non lo spot che stravolge la semantica stessa della comunicazione religiosa?
In perfetta sintonia con la nuova immagine che Papa Francesco I sta cercando di cucire addosso al suo pontificato, la Chiesa diventa umana, non più infallibile. Anzi cerca di sfruttare questa fallibilità volgendo la cosa a proprio favore.
“A volte da soli, a volte insieme a tanti. Sono sempre dalla parte dei più deboli, al fianco dei dimenticati, lontani dal potere, e vicini alle parole del vangelo. E per uno che sbaglia, ce ne sono migliaia che dedicano tutta la vita alla loro missione”, così recita la voice off (o voce fuori campo) dello spot. Continua a leggere