Cosa penso di Sanremo l’ho già spiegato nella recensione all’edizione 2014, mentre il mio parere su Carlo Conti l’ho espresso nei post su L’arena, Tale e Quale Show, L’eredità.
Mi ero anche ripromesso che quella dello scorso anno sarebbe stata la prima e ultima volta che io avrei visto il Festival nella mia vita, ma ho dovuto rifarlo.
Ci tengo a precisare che qualcuno di cui non faccio il nome (vero Simona?), mi ha scritto testualmente “Sai qual è la cosa che mi rende più felice in questi giorni? Che ti tocca vedere SANREMO! (risata malefica)”.
E così eccomi qua, davanti alla tv, per la prima puntata.
Si inizia con una presentazione dei cantanti che vorrebbe essere simpatica e giovanile
e invece sono due palle di 30 di minuti compresa la pubblicità.Alla buonora, con sottofondo epico, fa il suo ingresso trionfale Carlo Conti, e come prima cosa ringrazia i predecessori, manco fosse il Presidente della Repubblica.
Intanto, da navigato cabarettista fa le battute e ride da solo.
Così annuncia l’arrivo dei 10 campioni. Ma campioni di che? Che hanno fatto? Il Super Bowl? Almeno una volta li chiamavano “big”, no ora sono campioni. L’anno prossimo li chiameranno direttamente “gli dei”.
Va beh, il primo “campione” è Chiara di Vattelappesca (ormai invece dei cognomi si usano i reality a cui hanno partecipato), guarda caso una canzone d’amore, come il 90% della musica di stasera: “cosa sono quegli occhi che ci guardano? Ti dico stelle ma tu non ci credi”. Ok, stai con un paranoico convinto di essere spiato, noi l’abbiamo capito,ora speriamo lo capisca anche tu.
Arriva Emma, vestita da sposa, e dà proprio l’impressione di leggere il gobbo con grande sforzo nella presentazione di Grignani.
Arisa, invece, è vestita a metà tra un sacchetto di confetti e Superman e fa un po’ di, non so quanto studiata, autoironia su “l’ingresso da Pippa“.
E’ la volta di Alex Britti, che è un bravissimo musicista, ma si ostina a scrivere solo canzonette.
Poi, per la rubrica “Si Stava Meglio Quando Si Stava Peggio” ecco uno spot da Cinegiornale Luce: sale sul palco la famiglia Anania, la più numerosa d’Italia, una coppia (di fanatici religiosi) con 16 figli, e con tanto di omelia sull’amore di Dio. Aspetto solo il saluto al Duce da parte del conduttore, che, però, non arriva.
Colgo fior da fiore dal delirio mistico del fiero capofamiglia:
“L’applauso va fatto al Signore” (io ero arrivato alle preghiere e agli “Osanna” ma gli applausi al Signore ancora mi sfuggivano).
“L’ uomo non può fare questa cosa (i 16 figli, nda), la fa solo il Signore grazie allo Spirito Santo” (e qui mi sorgono i primi dubbi su cosa abbia combinato la moglie e su cosa gli abbia raccontato per giustificarsi: “no caro, è stato lo Spirito Santo!”).
“Noi siamo normalissimi, quello che ci fa straordinari è la presenza di Cristo nella nostra vita”. (Pure Cristo? Ma quante stanze hanno in casa?).
Ma soprattutto, vedendo l’allegra combriccola, capisco a chi si riferiva il Papa quando ha detto “non figliate come conigli”.
Poi Conti, che non lascia nemmeno uno starnuto all’improvvisazione, ma vuole farci credere che invece tutto sia spontaneo, chiede: “ce l’avete una canzone preferita di Sanremo?”, e quell’altro, ingenuo, risponde subito: “la canzone l’ha scelta Luca!”. Si tratta di “Occhi Verdi”, guarda caso la cantavano “I Profeti“! Infine li congeda definendoli “un meraviglioso esempio di vita”, che un po’ di retorica sulla famiglia fa sempre bene, e allora vai con lo stile “La Vita in Diretta“.
Intanto io scopro che Malika Ayane è italiana.
Non lo è, invece, Rocío Muñoz Morales,che di mestiere fa la fidanzata di Raul Bova.
Il siparietto con Carlo Conti sui modi di dire spagnoli e italiani, sempre finto-improvvisato, è a dir poco penoso.
Ma a risollevami il morale arriva Tiziano Ferro col papillon. Infatti, approfittando del fatto che le sue canzoni non sono in gara, me le salto a piè pari (MySky santo subito) e torno in tempo per i 92 minuti di applausi che il pubblico gli tributa.
Non contento di aver cantato, Ferro si cimenta in un duetto col conduttore, che trasuda buonismo e banalità, ed io mi pento di non aver saltato a piè pari anche quello.
Da come vengono presentati i Dear Jack io un po’ ci spero, ma anche qui novità zero tanto nei testi quanto nella musica.
E’ il momento della grande comicità. Anzi no, è il momento di Alessandro Siani che non solo fa due volte la stessa battuta su Conti nero che sembra un migrante, ma insiste anche con Emma che è “Marrone” e Charlize che è “Terrona“. Non pago, spiega anche le battute!
La migliore, figuratevi le altre, è quella della donna incinta; “signora, si sono rotte le acque. E chiamate l’idraulico!”. E qui viene giù il teatro.
Si torna alla musica e Lara Fabian viene presentata così: “mamma siciliana, papà chitarrista”. Come sarebbe? Piacere Otello, mamma siciliana, papà neurologo.
Dopo la Fabian, scopro che Rocio Eccetera è stata ingaggiata solo per le gag sui modi di dire, infatti la simpatica scenetta si ripete.
Siamo al momento clou. Una grande reunion! I Led Zeppelin? Simon & Garfunkel? No, Al Bano e Romina Power, che Conti annuncia come Al Bano e Nomina.
Ora io dico, se non cantano insieme da 24 anni un motivo ci sarà. Perché mai andare a stuzzicarli?
Così ce li ritroviamo sul palco a cantare i loro successi tra cui l’immancabile “Felicità“.
Sia chiaro, nulla contro Al Bano e Romina. Anche me piacevano nell’82-83. Ma avevo 7 anni, mi piaceva anche il pupazzo Uan, per dire. Poi si suppone che uno cresca, i gusti si affinino…
A parte che nel primo duetto Romina sbaglia l’attacco,è più che evidente che ormai si trova completamente fuori ruolo. Ma la standing ovation è inevitabile, Al Bano, lo sborone, fa le flessioni (ricoveratelo!) mentre Conti li costringe ad una penosissima scena da ba-cio ba-cio!
Dopo il bacio Al Bano lancia una leggera frecciata a Romina: finora mi ha fatto cantare solo in tribunale! E’ la battuta più bella della serata.
Si torna alla gara e canta Nek, che alla fine viene ringraziato da Conti per l’energia, manco fosse il presidente dell’Enel
Salgono poi sul palco Grazia di Michele e Mauro Coruzzi, che poi sarebbe Platinette
Fanno una canzone intimista, che non mi piace per niente, ma che almeno, rispetto alle altre, prova ad avere un suo senso.
Non riesce ad avere senso, invece, l’intervista a Fabrizio Pulvirenti, il medico di Emergency guarito dall’ebola. Lui dà una bella lezione, ma l’intervista è gestita male, è frettolosa, viene buttata quasi tutta sul personale e viene liquidata senza nemmeno una battuta finale di riflessone prima di tornare alla musica. Della serie “se proprio dobbiamo fare il momento impegnato facciamolo, ma che non annoi troppo”.
I quattro conduttori tornano insieme sul palco (con Arisa stavolta vestita da regina cattiva) per una finta intervista con dei finti comic…ehm, volevo dire finti giornalisti. Sono i Boiler. Scartati.
Arriva un tale Nesli, che lascia il tempo che trova, e poi un minimo di musica con gli Imagine Dragons.
Conti e Rocio li annunciano con un “per la prima volta in Italia!”, poi quelli candidamente ammettono che è la terza.
Direttamente dal terrificante Made in Sud, Francesco Cicchella imita Michael Buble col finto interprete Vincenzo De Honestis.
Poi, per la rubrica “Li Mortacci Nostra“, Arisa ed Emma cantano Il Carrozzone.
La regia, che ha latitato per tutta la sera (veramente pessima), insegue subito le lacrime di commozione di Emma.
Sul finale, dopo un Rocco Tanica non in splendida forma, arriva la scopiazzata da Fazio: il reading.
Tre leggii, e Conti inizia così: “abbiamo scoperto che io, ad esempio, ho scritto che faccio Sanremo perché questo palco è il regno della musica”
Arisa: “io faccio Sanremo perché questo palco ha qualcosa di unico”.
Emma: “io faccio Sanremo perché questo palco ti riempie di emozioni”.
E io che pensavo lo facessero per i soldi e la notorietà.
Finita la parte banale, si passa alle battute. I tre sono divertitissimi dalle loro stesse trovate (sempre che siano loro), mentre io rimpiango la parte banale. Non commento neanche la gag finale con Rocio a cui “qualcuno ha nascosto il leggio”.
Insomma, retorico e noioso come sempre, con canzoni ed interpreti sempre più banali, una conduzione al limite del sopportabile, il dominio incontrastato dei prodotti in serie sfornati dai talent (domani arriva anche Lorenzo Fragola, vincitore dell’ultima edizione di X Factor), e gente ormai dimenticata che cerca una nuova ribalta, non si capisce come sia possibile che un Paese ancora si fermi un’intera settimana per una roba simile.
Ma forse ha ragione, senza averlo capito, Tiziano Ferro: Sanremo è un anestetico per gli italiani. Che però avrebbero bisogno di un’iniezione di adrenalina al cuore, non certo di questo. Forse, rubando con un po’ di sfrontatezza (e con un paragone, lo ammetto, decisamente azzardato) un titolo ad Hannah Arendt, Sanremo è la Banalità del Male.
La conclusione della serata è che quattro “camponi” sono già in zona retrocessione e stanno per diventare quattro pippe, insieme alla conduttrice. Sono Lara Fabian, Grazia Di Michele & Mauro Coruzzi, Gianluca Grignani e Alex Britti.
Ma questa è una storia che vi racconterà qualcun altro. Io, almeno per quest’anno, con Sanremo ho chiuso.
Otello Piccoli
Ps: per i fan disperati di Masterchef e The Walking Dead, le rubriche ritornano rispettivamente giovedì e venerdì.
No dai guardalo anche stasera così me lo evito io
Ahah! C’hai provato!
Dalla tua recensione scopro di essermi persa alcuni momenti clou (ha fatto più ridere Il Carrozzone cantato da Emma e Arisa o il siparietto dei Boiler? Così, a scatola chiusa, io mi sbilancio per la prima), credo che solo questo mi abbia permesso di sopravvivere alla serata. Ottima recensione, comunque! Anche se io non avrei scomodato la Arendt… qualcosa come “Cinquanta sfumature d’Italia” sarebbe stato stato sufficiente, oltre che più consono al livello del programma in questione.
Eh lo capisco, ma sai, è stata un’illuminazione improvvisa.
ho rivisto sanremo dopo 12 anni..e mi sono cadute le braccia :S mai più!
Sottoscrivo tutto. (mi aspettavo anche un accenno alla strana smorfietta-vocetta della Rocio(Rocio chi?!)
Ed io da anni mi limito alla prima puntata solo per affezione, perchè lo vedevo sempre da piccola ne ho un bel ricordo.
Fammelo dire: Pippo Baudo è l’ultimo professionista della TV antica.
Quella contemporanea ormai la evito. Cmq è il primo evento televisivo italiano che ho potuto seguire in diretta perchè trasmesso in EUROVISIONE. No, per dire…
ciao ciao!
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grazie della visita( non guardo mai Sanremo ma tu qui ne hai per tutti)