Non solo Usa. Ormai anche l’Europa confeziona serie televisive di ottimo livello.
La Francia ci aveva già stupiti con la sua bella edizione de I Borgia (che, tra l’altro, torna con la terza stagione lunedì 3 novembre) ed ora ci regala (con due anni di distanza dall’uscita francese) Les Revenants il più grande successo di critica e pubblico per un prodotto televisivo francese, venduto in 62 paesi e di cui sono pronti ben 3 remake, tra cui uno italiano prodotto da Sky.
Atmosfere sofisticate e una scrittura raffinata ci introducono ad un’idea decisamente nuova.
Sì perché se in The Leftovers la gente sparisce nel nulla, e in The Walking Dead i morti ritornano come pericolosi zombie, in Les Revenants cambia tutto.
Il ritorno di morti non solo non costituisce un pericolo diretto per i vivi, ma è raccontato proprio dal punto di vista di chi ritorna. Cosa può provare una persona che torna a casa senza sapere come e quando è andata via? Come può essere riammessa nella vita dei suoi cari così, come se nulla fosse? Quale sottile filo lega la vita alla morte? E quale maledizione nega il riposo eterno ad anime inquiete per regalar loro una nuova vita, nella qual non saranno mai del tutto vive?
Senza memoria del proprio trapasso e con una vita da riprendersi, Camille, Victor, Simon e gli altri sconvolgono la vita dei propri cari con una presenza ingombrante quanto la coscienza nera dell’assassino del sottopassaggio (perché Les Revenants è anche giallo, e con i morti, sembra essere tornato anche un vecchio serial killer), ma sono loro le prime vittime del proprio ritorno.
Così, per una volta, non è solo la quiete dei vivi ad essere turbata dal ritorno di morti. Anzi, sembra quasi che i vivi possano accettarlo con più facilità. Perché loro hanno sofferto l’assenza, e, seppur con qualche difficoltà, vedono come un dono il “ritorno” dei loro cari. Ma per chi se n’era andato è tutto diverso. Il senso di questo ritorno e la difficoltà di essere nuovamente sé stessi sono il fulcro del racconto
Ma non è l’unica cosa che non va. Mentre l’acqua della diga si abbassa sempre più di livello, strane ferite si intravedono sui corpi di alcuni cittadini.
Insomma, cosa succede non è chiaro, ma le cose sembrano tutte collegate tra di loro.
E così, mentre Camille fa i conti con la sua gemella ormai cresciuta, e con il suo amore perduto per sempre, mentre Simon riconquista la donna lasciata all’altare per andare tra le braccia dell’oscura signora, mentre Victor, piccolo e silenzioso, angoscia le giornate di Julie (unica vittima sopravvissuta al serial killer), oscuri presagi si abbattono sui nostri cugini d’oltralpe.
La storia, le atmosfere, la colonna sonora dei Mogwai, le luci velate come fosse sempre notte, inchiodano lo spettatore allo schermo con un coinvolgimento emotivo a tratti sfibrante, non horror nel senso classico del termine, ma certamente terrificante nella sensazione di solitudine dei protagonisti, nell’angosciante attesa che queste “resurrezioni” possano avere una spiegazione ed essere svelate al mondo intero, e nel terribile sospetto che qualcuno stia ora pagarne il prezzo.
Mentre la seconda stagione è in lavorazione, questa sera alle 21:10 su Sky Atlantic va in onda il quarto episodio.
Otello Piccoli
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