Come usare un noir per raccontare i comportamenti umani, per costruire un viaggio dentro l’anima, in cui l’indagine resta sullo sfondo e affiorano, come richiamate in superficie da affascinanti sirene, le debolezze, le ansie, i demoni dei protagonisti?
Semplice: basta saper scrivere, e Nic Pizzolatto si è rivelato bravissimo.
Sì, perché una grande capacità di scrittura può permetterti di allontanarti dalla trama per approfondire i risvolti psicologici e i drammi esistenziali, in un percorso introspettivo che, rivolto allo spettatore, lo mette davanti ai dubbi morali e filosofici dell’esistenza.
Con una regia attentissima, dialoghi perfetti, una colonna sonora da urlo, ed una sigla meravigliosa che ha perfino vinto un Emmy, True Detctive è una serie antologica (otto episodi per la prima stagione), quindi, nella seconda stagione, i protagonisti e la location saranno diverse. Ma, per ora, possiamo gustarci la recitazione impeccabile del premio Oscar (Dallas Buyers Club) Matthew McConaughey, e di Woody Harrelson (Larry Flynt), rispettivamente i detective Rust Cohle e Marty Hart che, tra continui salti temporali, raccontano, interrogati da altri agenti, un arco che va dal 1995 al 2012, concentrandosi sulla caccia ad un serial killer della Lousiana che, nonostante la presunta cattura, sembra tornato a mietere vittime. Rust e Marty, per motivi ancora tutti da scoprire, non sembrano affatto essere rimasti in buoni rapporti, ma restano, sullo sfondo, una stima e un rispetto difficili da cancellare.
I due protagonisti non hanno nulla dell’eroe classico, non sono, come sempre più spesso accade nei racconti di oggi, personaggi da ammirare, in cui rispecchiarsi. Sono vittime delle loro debolezze e non ci sono lezioni che possano insegnarci o valori che vogliono trasmetterci.
Piuttosto, la vera chiave di questo raffinatissimo noir, è lo scontro tra le due personalità: Marty sembra quello più solido, più legato ai valori tradizionali. ma la sua vita si scopre ambigua e la sua passionalità lo porta facilmente a gesti inconsulti. Rust, invece, è evidentemente sociopatico, cinico, quasi nichilista. E’ un investigatore geniale, bravissimo negli interrogatori, ma il suo passato nasconde segreti e dolori incoffessabili.
Rust è sicuramente il personaggio più controverso e provocatorio della stagione.
Sue, affermazioni come “io credo che la coscienza umana sia un passo falso dell’evoluzione” oppure “se l’unica cosa che rende corretta una persona è la prospettiva di una ricompensa divina, allora, fratello, quella persona è un pezzo di merda”.
Il tutto scorre lento ed inesorabile, tra le giornate uggiose nelle lande desolate della Lousiana (il paesaggio è il terzo protagonista della serie, ha affermato Pizzolatto), per poi esplodere, quasi come un action movie, nei sei emozionantissimi minuti di piano sequenza per lo scontro a fuoco alla fine del quarto episodio.
Insomma: bravi autori, buona regia, e straordinari interpreti compongono un mix esplosivo che ha già conquistato milioni di telespettatori in tutto il mondo. True Detective è una serie che rompe con gli schemi classici di narrazione del “crime” per proporci una visione innovativa e accuratissima di un genere effettivamente fin troppo abusato. Per tutta la stagione, infatti, è assente quella tensione tipica da caccia all’assassino, proprio perché l’attenzione non è incentrata tanto sul racconto, quanto sulla tecnica narrativa, e a fare da protagonista non sono le indagini sul serial killer, ma l’indagine dei comportamenti umani.
Le ultime quattro puntate di True Detective potete seguirle su Sky Atlantic, il venerdì alle 21:10.
Ovviamente, è una serie HBO.
veramente eccellente… grande serie 😀
Serie bellissima
Dialoghi intesi. Loro due, bravissimi
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