Dopo il flop di Floris (seppure in crescita con la seconda puntata del suo “Di Martedì“) che si attesta sul 4,23 % di share, e la magra figura di Giannini che fa crollare Ballarò al 6,53%, tutti aspettavano il debutto di Servizio Pubblico. Che, in realtà, non va oltre il 5,78%, buona media per La7, ma nulla in confronto all’esordio di una anno fa, che registrava l’11,43%. Detto questo, Santoro costruisce una puntata interessante, magari con ospiti che richiamano poco pubblico, ma, come sempre, l’intera redazione fa un lavoro di altissimo livello.
Innanzitutto lo studio ci offre una scenografia nuova, col palco a forma di rombo, nuove sedie più piccole, alcune delle quali “cadute” per terra. L’idea è suggestiva e piacevole.
Cambiano anche, rispetto alla scorsa edizione, l’impostazione dell’intervento di Travaglio (che manda perfino in onda una clip su Renzi), e, l’ingresso di Vauro, ieri collocato a metà puntata.
Ma cambia anche, l’impostazione della discussione in studio.
Dopo il solito editoriale, che ironizza sull’inglese di Renzi e annuncia il forfait di De Magistris, e il solito, coraggiosissimo, servizio di Bertazzoni tra le piazze dello spaccio a Napoli, Michele Santoro intervista la signora Federica Raccagni, il cui marito è stato ucciso durante una rapina.
Intanto Bertazzoni continua il reportage con telecamera nascosta.
Tra i servizi anche un video impressionante, in cui i rapinatori portano via, trascinandola con un cavo, la cassaforte di un supermercato. Quindi l’arrivo di Vauro, con alcune vignette a dir poco strepitose.
In studio ora ci sono Gianrico Carofiglio e la Beccalossi di Fratelli d’Italia, che inizia subito, con piglio classista da buona borghese del nord, a fare differenze, a dare giudizi abbastanza stereotipati come “al sud non vogliono lavorare”. Perfino il carabiniere del Cocer sembra più disposto di lei ad accettare le cause sociali di certa criminalità.
Santoro la gela: “ah ci sono offerte di lavoro da 1200 euro al mese inevase a Napoli?”
A quel punto il conduttore decide di promuovere “La Trattativa” così fa il suo ingresso in studio Sabina Guzzanti con una durissima orazione civile, che trovate qui sotto.
Arriva il momento di Travaglio che, dopo aver smontato (forse un po’ sottotono) la riforma dell’art. 18, disintegra il neo arrivato Sallusti, che prova a blaterare qualcosa, ma contro il vicedirettore de Il Fatto Quotidiano è una battaglia persa in partenza.
Sul finale in studio arriva Bruno, ex spacciatore che oggi vive con 15 euro al giorno e prova a salvare i tossici dalla strada. Ovviamente la Beccalossi non perde l’occasione per fare del falso moralismo, ma sia Bruno che Santoro la stendono.
La famiglia di Davide Bifolco e la madre di Ciro Esposito chiudono una puntata che forse non ha avuto il pubblico che meritava, ma che è una boccata d’aria di fronte alla pochezza che la tv generalista ci ha offerto in questo inizio di stagione.
Bentornato Servizio Pubblico.
Otello Piccoli