Santoro: come si fa tv

Vauro Sensi, Michele Santoro, Marco Travaglio

Vauro Senesi, Michele Santoro, Marco Travaglio

L’affermazione più famosa di Marshall McLuhan è: “il medium è il messaggio”.
Vuol dire che, al di là dei contenuti che veicola di volta in volta, ogni mezzo di comunicazione propone un messaggio di per sé. La tv per esempio, diceva il sociologo canadese, ha la funzione di rassicurare.

Non abbiate paura, non voglio attaccare con un pistolotto di sociologia della comunicazione.
Quello che voglio dire è che Michele Santoro sa benissimo che il medium è il messaggio.
E Servizio Pubblico nasce da questa consapevolezza.
Anche perché, in parte, si basa sullo stravolgimento del mezzo.

Forse pochi ricordano come nasce il programma in onda il giovedì su la7.
Dopo mille diatribe, Santoro era tornato in onda sulla Rai grazie ad una sentenza di tribunale che imponeva alla tv di Stato di reintegrare il lavoratore ingiustamente cacciato. Questo però veniva usato dalla Rai per impedire al conduttore campano di apportare cambiamenti sostanziali al suo lavoro. Se lo avesse fatto ci sarebbe stato motivo di ricontrattare e quindi di cacciarlo di nuovo.
Così dopo vari tentativi lo stesso Santoro aveva deciso di rescindere il contratto con la Rai, e di lanciare un appello ai propri telespettatori: chi vuole continuare a vedermi in tv ci metta del suo e mi sostenga.
E così partiva un esperimento unico nella storia della televisione mondiale, di cui ci si è occupati vergognosamente poco, perché in Italia siamo abituati a dare risalto alle cose futili, e quindi il problema è sempre quanto guadagna Santoro, quanto attacca Berlusconi, quanto critica il Pd e roba varia.

Ma un programma tv sovvenzionato da oltre centomila telespettatori, che ne diventano così a tutti gli effetti i produttori, e che va in onda contemporaneamente su una piattaforma multimediale comprendente internet, tv locali messe in rete e tv satellitare, è un esperimento che andrebbe studiato e dibattuto per decenni tra gli esperti e nelle facoltà di comunicazione.
Anche e soprattutto per gli ascolti miracolosi che riusciva a fare.
Certe tv private hanno moltiplicato per centinaia di volte il numero dei propri utenti quando mandavano in onda Servizio Pubblico. In più la scenografia così essenziale, con quelle sedie scarne in mezzo ad una specie di ring, col pubblico attorno e gli interventi dalle torri, a simboleggiare la distanza tra i cittadini e la politica…beh tutto questo ci mostra che McLuhan non si sbagliava proprio. Non tanto sulla funzione, ma sul messaggio che va al di là del contenuto.

E poi il programma è di altissima qualità. Il che non vuol dire che debba sempre piacere a tutti. Vuol dire solo che è costruito con una professionalità senza paragoni nel panorama televisivo. E questo è inconfutabile.
I servizi. sempre coraggiosi, trovano scoop, entrano nei posti più impensabili, portano un punto di vista “altro” rispetto alle notizie ufficiali.

Naturalmente ci sono i soliti ospiti fissi.
L’editoriale di Marco Travaglio è sempre uno dei momenti di picco dello share, e Vauro ti permette di chiudere sorridendo anche quando sono stati trattati argomenti tristissimi.
Da quest’anno ci sono anche le ricostruzioni con attori in studio, molto ben fatte, che aiutano senza dubbio a rendere molto chiari gli argomenti, ma soprattutto, a dargli un taglio narrativo che ti tiene incollato allo schermo.

E poi c’è lui.
Michele Santoro è un gigante in un mondo di nani.
Come tiene lui la trasmissione, non ci riesce nessuno. Ha piglio autorevole, costringe gli ospiti a stare sull’argomento, e se svicolano li riporta subito sulla strada tracciata. E se svicolano ancora li sputtana. Insomma fa il giornalista, cosa assai rara in Italia.

Non sta simpatico a tutti, ma non è un problema suo. I suoi interventi però sono sempre coperti dall’autorevolezza di chi apre bocca solo se sa di cosa sta parlando.

Ieri la puntata era incentrata sull’eterno problema della Tav in Val di Susa.

Da un lato Giorgia Meloni, che da quando va spesso in tv s’è trasformata da coatta a principessa sul pisello (anche se i suoi “nun c’entra gnente” sono sempre in agguato), un po’ come nei film americani di serie c, e un inesistente Ernesto Carbone (Pd).
Dall’altro i due esponenti del movimento No Tav: Lele Rizzo e Francesco Richetto.

Ora la domanda è: ma quelli del Pd come li scelgono questi elementi improbabili che mandano in tv? Col bussolotto? Con la Cabala? Col metodo della pagliuzza più corta?
No, perché pare che il loro dovere sia quello di andare in negli studi a scegliere se farsi massacrare o essere ininfluenti al dibattito..
Carbone, che ha il coraggio politico di una concorrente di Miss Italia, ha scelto la via di mezzo.
Per la prima parte della puntata c’è stato uno scontro continuo tra la Meloni e i due No Tav.
E del Piddino neanche l’ombra.
Ma poi, ogni volta che ha preso la parola, l’ha spesa per alternare banalità, figuracce e amene affermazioni tipo “io ti ho ascoltato ora tu stai zitto”, ripetuto come un mantra  nella vana speranza che questo gli attribuisse un minimo di autorevolezza.

Intanto Bertazzoni andava a rischiare l’incolumità per mostrarci le provocazioni dei fascisti di Casa Pound al corteo romano  del 19 ottobre.

Sul finale Vauro ci presentava vignette stratosferiche come questa:

Una delle vigentte di Vauro proposte ieri e Servizio Pubblico

Una delle vigenette di Vauro proposte ieri e Servizio Pubblico

Servizio Pubblico resta il programma di punta in onda su La7. ieri ha fatto 2.245.000 spettatori con il 10.06% di share.

Per una cronaca completa della trasmissione di ieri cliccate qui.

Otello Piccoli

4 pensieri su “Santoro: come si fa tv

  1. Oh beh! la trasmissione è Santoro che se la suona e se la canta (quest’allocuzione al Mc non calzerebbe) tutto il resto gli fa da corollario.
    “autorevolezza di chi apre bocca solo se sa di cosa sta parlando” nella misura in cui ne ha ampiamente valutato la cassa di risonanza. Il messaggio è quello che di volta in volta (umoralmente) affronta ben attento agli ascolti. La puntata precedente quella tutta incentrata sulla omosessualità della Pascale aizzando le morbosità del popolino alla ‘Chi’ ha rappresentato l’apoteosi del nulla. Ma chi se ne frega, detto alla Cacciari.
    Pollice verso al Pierino Travaglio non tanto per quel che dice ma per come lo dice.
    Salvo il ‘mio’ Vauro nel quale riconosco a dispetto dei tempi il compagno di sempre.

    sherapochiascoltiaqncheleipiccolaprotagonistaltrui

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...