Dico subito una cosa: che Raiuno faccia una miniserie su un tema di attualità come le truffe bancarie, ponendo come punto di svolta della struttura narrativa il suicidio di un imprenditore vessato dai debiti nei confronti della banca, è comunque un grande passo avanti rispetto alle duecento fiction su santi, forze dell’ordine, preti detective, ecc.
Inoltre, Le Due Leggi ha fatto arrabbiare l’ABI, l’unione delle banche, ed è stata costretta ad un rinvio per ridoppiare e rimontare alcun scene, per aver usato nomi di società realmente esistenti, e questo depone a suo favore.
Il problema, semmai,è il tentativo di conquistare una fetta di pubblico con l’escamotage, classico, del drammone familiare.
Da un lato, le gelosie, i dolori, le perdite, per le casalinghe, e dall’altro, le vicende della ragazzina, nella speranza di attirare il pubblico giovane.
Il risultato è un prodotto che si lascia anche seguire, ma con parecchi momenti di noia mortale, troppi cliché, e troppi dialoghi piuttosto scontati.
Alcuni attori sono anche di un certo livello, su tutti Massimo De Franchis, che ha recitato anche in Boris (clicca qui).
Elena Sofia Ricci è Adriana Zanardi, direttrice di una filiale della Kuo Credit, che tiene alla carriera e si comporta freddamente coi clienti ma, quando uno di loro si dà fuoco in banca, lei è assalita dai rimorsi e comincia a porsi dei dubbi. E ci credo!
Solo che, siccome il tizio che la accusa e si uccide era troppo poco, ecco che la figlia Camilla (la giovane Ilaria De Laurentiis), si mette a rubare vestiti (quando vi dicevo i cliché!). Per fortuna Adriana può confidare nel marito, che infatti le mette un paio di corna che partono da Roma e arrivano fino a Londra, con la collega trentenne. Manca solo la mamma sotto un tram, il gatto vittima dei teppisti, l’incendio della casa e un porro da due kg sul naso.
Tra l’altro, quando lei chiede spiegazioni al marito, lui le attacca il più banale dei pippotti, mentre quando fa lo stesso con la figlia, lei le risponde: “meglio fregare che essere fregati”.
Poi gli sceneggiatori devono essersi distratti, infatti Adriana riferirà quella frase come “Meglio mangiare che essere mangiati”.Ma non fa nulla, li perdoniamo.
Nel cast c’è anche Luigi Petrucci, (il secchione Postiglione in “Compagni di Scuola” di Carlo Verdone) nel ruolo dl braccio destro di Adriana. E’ lui il primo ad accorgersi che, presa dal rimorso, la direttrice sta elargendo, ai correntisti bisognosi, parte dei soldi di quelli più facoltosi. Una Robin Hood del terzo millennio che, invece di arco e frecce, usa la tastiera del pc.
Poi, però, quando viene scoperta, la banca cerca di accomodare la situazione, invece di denunciarla.
Così lei si insospettisce e, già che c’è, si denuncia da sola e se ne va, trulla trulla, in galera
Tanto che ci sta a fare con “occhi di gatto” e col fedifrago?
In carcere ecco l’ennesimo cliché: l’altra carcerata che la odia e la giudica e lei non capisce il perché. Ma poi si scopre che anche Katia è stata rovinata dalle banche e, le due, diventano amiche.
Adriana finisce per aiutarla. Strepitoso momento di scrittura televisiva quando la Ricci trova l’Antigone tra i vestiti e dice: “l’ha messo Katia! Quasto è sicuro!” Elementare, Watson , ce l’aveva lei, chi dovrebbe avertelo messo lì? Mia nonna?
Un altro problema della fiction è che vengono svelati troppo presto i doppiogiochisti.
Che Marco Misiti sia il cattivo, si capisce quasi subito, e così la strategia dell’avvocato (piuttosto inverosimile), che però, alla fine, sceglie di schierarsi onestamnte con la Zanardi, anche perché ha tanto da guadagnarci in pubblicità
Insomma, la direttrice esce dal carcere e inizia le indagini, mentre amici, colleghi, superiori, avvocato e marito tramano contro di lei.
Piano piano Adriana scopre che la banca frega i clienti: L’escamotage dell’impiegato del commercialista che le sputtana tutti i soci occulti della società sulla quale indaga, solo per far dispetto al capo, è davvero penoso.
Frattanto Camilla, che frequenta il classico fighetto col portafogli pieno, che tira coca ed è pronto a scaricarla, che è praticamente il sosia di Lapo Elkann, decide di scappare in America con lui.
Anche perché ascolta i genitori che vogliono separarsi e li manda a quel paese.
Con una trovata da 4 soldi, (la biondona che sfotte, inconsapevolmente, sua madre), lei abbandona quel mondo urlando: “mia madre è una strafica e voi siete dei poveracci!”, mentre la poveraccia sembra proprio la giovane attrice che è anche abbastanza espressiva, e magari, con qualche battuta di livello, avrebbe potuto dare molto di più.
Mentre ritrova la figlia, Adriana perde definitivamente il marito Andrea, che scappa con l’amante. Olè!
Ovviamente la storia si chiude con l’arresto dei dirigenti della banca e la gioia di Katia che esce dal carcere e abbraccia la figlioletta.
Evviva.
Cosa posso dire? E’ mancato il coraggio di andare fino in fondo. Sotto tanti punti di vista.
A testimoniarlo è anche l’avviso che Raiuno manda in onda prima dell immagini, in cui si legge che la crisi colpisce tutti, imprese, famiglie, e banche, e che solo alcune mele marce rovinano un sistema che, altrimenti, va bene così com’è.
Le solite cose all’italiana.
Otello Piccoli