
La Skoda Octavia Wagon viaggia indisturbata
Avete mai fatto caso a quanti spot sulle automobili passano in tv? Provate a contarli, resterete stupiti. L’altra sera su Canale 5 sono riusciti a mandarne in onda due di 30 secondi in soli 2 minuti di stacco pubblicitario.
In compenso erano due spot decisamente interessanti, e vale la pena raccontarveli
La Skoda, per la sua Octavia Wagon ci presenta un quadretto familiare.
In primo piano le due donne di casa, accanto all’auto, osservano una scena che si svolge nel giardino: il padre, tutto contento, gioca sull’altalena, mentre il figlioletto lo osserva da giù, fingendo entusiasmo. Ma quando l’inquadratura si sposta sui due, il padre si lancia dall’altalena con grande gesto atletico. Poi va ad abbracciare il figlio, e la voce fuori campo ci racconta che “la vita è fatta di momenti eccezionali”.
Senza dubbio, se non fosse che nella realtà se una donna uscisse di casa e vedesse il marito che, non solo va sull’altalena al posto del bambino, ma gli insegna anche a lanciarsi di sotto, minimo minimo chiede il divorzio, ma solo dopo averlo preso schiaffi a due alla volta finché non diventano dispari.
Comunque sia, si passa ad inquadrare l’auto che sfreccia, e la voce racconta che è sofisticata, spaziosa, tecnologica. Ma soprattutto ha “una vista mozzafiato, grazie al tetto panoramico”. Ma cos’è un ristorante? No, semplicemente ha un tettuccio apribile un po’ più grande del solito.
Certo, potrei anche attaccarvi il pistolotto sul fatto che le due informazioni principali che dovrebbe darci una pubblicità di automobili, ovvero quanto consuma e quanto inquina, non sembrano essere un problema della Skoda.
Oppure potrei dire che continuano a proporre auto sempre più “spaziose” quando, statisticamente, pare che un’auto in Italia trasporti in media 1,5 persone.
O ancora che la pubblicità si sofferma spesso su dettagli ininfluenti come l’impianto audio o, appunto, il tettuccio apribile.Ma non lo farò.
Piuttosto mi piacerebbe portare la vostra attenzione sul fatto che, nelle pubblicità, le automobili sfrecciano sempre su strade sgombre, deserte, senza mai un semaforo, figurarsi una buca.
Cioè tu compri un’auto, convinto che sfreccerai felice, aprendo il tetto nelle giornate di sole. Invece, poi, ti ritrovi in code chilometriche, da solo, con l’aria condizionata perché fa troppo caldo d’state e troppo freddo d’inverno, e se apri entra tanto di quello smog che vorresti chiudere il tettuccio col silicone. Il tutto in mezzo ad altre centinaia di sognatori che pensavano di arrivare dappertutto, o di essere “simply clever”, come recita il pay off, e invece passeranno il pomeriggio in una gara corale di imprecazioni in sanscrito, tibetano ed aramaico antico.
Insomma Skoda, tra la sua famiglia felice che vive in campagna, e quest’auto che viaggia solitaria verso l’estate, ci presenta quella che potrebbe essere definita una pubblicità “mitica”, ovvero una pubblicità che rimanda ad un mondo ideale, ai suoi valori, alle sue gioie.
Ma se la pubblicità mitica della Skoda si preoccupava almeno di mostrarci l’auto in funzione, e di darci qualche minima informazione sul prodotto, quella della Audi non ci pensa nemmeno.
La loro A1 S line edition non serve mica a spostarsi. No, lei è “spettacolare, emozionante, innovativa”. Praticamente potrebbe essere la pubblicità della PS4, e nessuno farebbe una piega. Se non fosse che, a volte, nei 30 secondi, appare anche l’ auto.
Le altre immagini sono una stella, un gruppo di spettatori dotati di occhialini 3d che osservano uno schermo con quella che potrebbe essere una zoomata di google maps, un flash, una ragazza che si libra in aria utilizzando una grossa ventola che soffia sotto ad alcuni mini paracadute. Subito dopo sono i cerchioni a ruotare come se fossero ventole.
Tutto questo per vendere un’automobile di cui non ti viene detto veramente nulla.
Devo ammettere, però. che lo spot è visivamente molto bello, d’impatto.
Davvero non menziona ma le caratteristiche autentiche del prodotto, ma spiazza, ammicca, impressiona.
I cerchioni che ruotano appesi al muro sono qualcosa di completamente fuori posto, fuori logica, eppure non stonano, rimandano ad un pensiero, ad una sensazione.
E’ l’effetto della cosiddetta pubblicità obliqua, una pubblicità che tende a ribaltare concetti e luoghi comuni, che sposta gli oggetti dal contesto per farli riapparire là dove costringono il tuo cervello ad accendersi a fare uno sforzo cognitivo. Ed è in quella scintilla che la pubblicità ti resta impressa e svolge il suo ruolo.

Audi A1 S edition limited
Il pay off della Audi conferma tutto questo. Non invita a comprare un’Audi per qualche sua caratteristica. Anzi non invita nemmeno a comprarla.
Dice solo: “It’s time for your first Audi“.
L’Audi diventa, quindi, un obbiettivo, o quello che i semiologi chiamerebbero un “oggetto del desiderio” al quale ricongiungerti.
Non compri un’Audi perché ti serve o perché ti piace, la compri perché adesso è il tuo momento, adesso puoi farcela, hai lottato tanto ma adesso è giunto il tempo, sei giunto alla fine del tuo percorso. Puoi entrare in un club esclusivo, per la prima volta. E, chissà, poi magari verranno altre Audi.
Otello Piccoli
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