Uno strepitoso Filippo Timi incolla 520000 spettatori davanti alla tv con il primo episodio de I Delitti Del Barlume (andato in onda lunedì alle 21:10), e considerando che parliamo della pay tv di Sky, sono degli ottimi numeri per un esordio.
La miniserie in due episodi, tratta dai romanzi di Marco Malvaldi, è partita col piede giusto.
A parte qualche sbavatura sopportabile (per esempio un’esagerata caratterizzazione toscana dei personaggi che vorrebbe far ridere, ma si limita a far sorridere), si tratta di un prodotto fresco, nuovo, godibile, leggero ma non banale, complessivamente ben fatto.
Massimo Viviani è un giovane matematico che ha fatto tredici al totocalcio (c’è ancora qualcuno che gioca al totocalcio?) e ha deciso di aprire un bar: il Bar Lume.
Gli avventori abituali del bar sono 4 vecchietti , fra cui lo zio di Massimo.
I quattro arzilli moschettieri tormentano il povero barista dalla mattina alla sera, e la notte popolano i suoi incubi.
Di giorno, invece, Massimo sogna ad occhi aperti di fare l’amore con la banconista Tiziana, regalando agli spettatori due improvvise sequenze decisamente “hard” per una commedia di questo tipo, ma onestamente lungi dall’essere volgari.
La vita del piccolo paese toscano, in cui è ambientata la storia, viene improvvisamente sconvolta da un incidente d’auto che uccide un ragazzo e manda in coma la madre.
Marina, questo il nome della donna, è la moglie di un ricco costruttore appena deceduto e lavora per un’assessore, candidato alla Presidenza della Regione Toscana.
Ampelio, Pilade, Gino e Aldo si insospettiscono quando sentono l’assessore dichiarare di aver conosciuto Marina nel ’96, mentre le immagini che scorrono nel tg risalgono a due anni prima.
Decidono così di impicciarsi nelle indagini del commissario Fusco, interpretato da una bravissima Lucia Mascino, trascinando un riluttante Massimo.
Intanto, dopo i funerali del ragazzo, Marina verrà uccisa con una siringa piena d’aria.
I vecchietti lo verranno a sapere dall’agente Cioni, aiutante del commissario, ed evidente omaggio a Cioni Mario, uno dei primissimi personaggi di Roberto Benigni (che, nel film di Bertolucci “Berlinguer Ti Voglio Bene“, pronuncia la più lunga sfilza di imprecazioni mai filmata nella storia del cinema).
La trama si fa intrigante: l’incidente è stato forse causato da qualcuno che voleva morta la donna e quando non c’è riuscito l’ha uccisa in ospedale?
A quel punto si scopre che sono almeno in tre ad avere un movente.
L’assessore: il figlio, Marina, non l’aveva avuto dal marito, ma dall’assessore, e lo ricattava, anche perché era stata esclusa dal testamento dell’imprenditore.
La moglie dell’assessore: sa della relazione tra i due, ed è primario dell’ospedale in cui la donna viene ricoverata ed uccisa.
Il notaio: gestiva l’eredità del ragazzo, ancora minorenne, e potrebbe aver commesso qualche truffa e voler far sparire i testimoni.
Il finale, che naturalmente non vi svelo, lascia decisamente soddisfatti e mostra un lato “impegnato” che non mi sarei aspettato.
Buone la sceneggiatura e la regia (affidate rispettivamente a Francesco Bruni, già collaboratore di Paolo Virzì, e ad Eugenio Cappuccio, che ha avuto la fortuna di lavorare con Fellini in “Ginger e Fred“), soddisfacenti gli attori non protagonisti. Ma l’attenzione è tutta per il magnifico Timi.
Il suo personaggio, un po’ Dylan Dog, un po’ Malaussene, è destinato a lasciare un segno.
Non è un vero e proprio eroe, si ritrova ad investigare per caso e a trovare la soluzione solo perché incalzato da quei quattro briganti che non lo lasciano mai in pace.
Sperare che Rai o Mediaset tirino fuori dal cilindro un prodotto di questa qualità e così diverso dai soliti polpettoni all’italiana è quasi inutile.
Ma, tra qualche tempo, chi non ha la pay tv potrà comunque seguire gli episodi su La7, che ha co-prodotto la serie.
Per chi invece possiede un decoder Sky, l’appuntamento con il secondo episodio è per lunedì 18, alle 21:10, su Sky Cinema 1 .
Otello Piccoli
Non ho visto la mini serie. Ma ho letto il primo libro della trilogia di Malvaldi, la mia opinione sul libro in questione non è ottima. La miniserie magari supera il libro che ho trovato a tratti noioso. Ecco sono venuta a commentare, contento Piccoli? Serena