Doriana e Pasqualino vogliono sposarsi, ed essendo due personcine modeste e di buon gusto, decidono di rivolgersi a Don Antonio Polese (nome d’arte di Tobia Polese), proprietario del Grand Hotel “La Sonrisa”.
La coppia viene da San Valentino Torio e “Il Boss” Don Antonio, che recita con la stssa espressività di Manuela Arcuri dopo una crisi di dissenteria, è tutto contento perché da lì viene “gente sana, ancora coi valori antichi, diciamo, patriarcali!”, quindi “Matteo, cerchiamo di accontentarli. La cosa essenziale è che non perdiamo il matrimonio che vengono qua a celebrare il loro matrimonio” (sic).
Doriana e Pasqualino vanno a “contrattare”, con tutta la famiglia al seguito, ed essendo molto raffinati, vogliono che il piatto forte della cena sia una bistecca. Il povero Matteo, genero del boss, prova anche a proporgli della sella di vitello, ma loro insistono: “forse, per le persone è meglio una bistecca…s’ha da mangià!”.
Certo per le persone è meglio la bistecca, per gli animali facciamo un menu a parte!
Poi, ovvio, ci sono i dettagli. Il volo dei colombi è da evitare perché la sposa “ha la fobia degli uccelli”. E sarà contento lo sposo!
Ma poi ecco che vengono fuori i valori all’antica della gente di San Valentino Torio: i due sposi hanno invitato le darquì!
Ci metto un paio di secondi a realizzare che le darquì sarebbero le drag queen, ma loro, pronuncia corretta o meno, ritengono di star facendo “un matrimonio moderno”.
Ma non basta, perché Doriana vuole esser ancora più moderna, e, di nascosto, prepara una sorpresa al marito: “prima di fidanzarsi con me Pasquale era uno sciupafemmine” quindi decide che il suo regalo di nozze sarà un gruppo di brasiliane in tanga per farlo divertire. Chissà se appariranno anche un gruppo di mandrilli per far divertire la sposa. Ma ne dubito.
Immaginate la faccia di Don Antonio quando gli viene riferito delle Drag Queen. Innanzitutto li chiama “i femminielli”, poi, alla notizia delle brasliane, si illumina e dice: “a differenza dei femminielli io preferisco le brasiliane perché è uno spettacolo un po’ diverso”.
Insomma, dopo una selezione di agghiaccianti abiti da sposa, dopo l’immancabile serenata al balcone, dopo il giro di brindisi dagli amici, il banchetto può iniziare.
Tra bistecche e possibili infarti di nonni e suoceri, entrano drag queen e brasiliane, per la gioia dei commensali.
Intanto, il padre dello sposo, facendo strage di congiuntivi, si dispera per la volgarità del tutto.
In compenso, però, gli sposi hanno optato per una torta semplice e discreta: un castello di 102 stanze di panna e glassa.
Ma c’è anche Asia che deve far la prima comunione e la mamma pensa bene di prepararle l’uscita sontuosa da casa con tanto di red carpet e limousine perché “sono anni che si prepara”.
Mentre la bambina viene vestita da sposa, il padre impone tre primi (con tanto di quarta spaghettata di mezzanotte perché lui alla pasta ci tiene), nonostante l’imbarazzo della moglie.
Anche per Asia la torta è sobria, su cinque piani e tutta rosa.
Insomma, tanto tempo a lamentarmi del fatto che la tv italiana copia tutto dalle tv estere ed ecco qua un bel prodotto nostrano, tamarro al punto giusto, sufficientemente noioso, credibile come Giuliano Ferrara a dieta. Aridatece Gordon Ramsay!
Insomma, la fiera internazionale dei tamarri fa tappa ogni settimana al Grand Hotel “La Sonrisa” (e su realtime il venerdì alle 22:10), dove i momenti importanti della propria vita diventano uno show da esibire, il proprio quarto d’ora di celebrità, noncuranti dello sputtanamento. Anzi, più sei sputtanato e più ti diverti. E vai con le darquì!
Otello Piccoli