Se vi piace il poker texas hold ‘em, non potete perdervi gli ultimi 20 minuti delle puntate de La Casa degli Assi.
Le partite sono divertenti e, se siete dei principianti, o degli appassionati vogliosi di carpire qualche segreto, la visione può essere interessante.
Non solo: tra i commenti di Luca Pagano e Alberto Russo, e le lezioni di poker di quest’ultimo, anche la “didattica”, se così vogliamo definirla, ha un certo peso.
Si giocano varie partite, alcune per conquistare chips, altre per le eliminazioni. I concorrenti vengono eliminati due alla volta e, spesso, sostituiti da altri che si qualificano online. L’ultimo che rimane in gara vince 50.000 euro.
Il problema, però, è tutto il resto del programma: due maroni da qui a Marrakech (dove, non si sa per quale motivo, si svolge l’intera vicenda).
Certo perché non bastava fare un talent, per attirare pubblico ci vuole il reality.
Quindi, gli autori, non selezionano campioni di poker, selezionano personaggi. Un classico della tv italiana degli ultimi 15 anni.
Ce ne accorgiamo fin dal casting: non solo c’è tanta ignoranza e banalità, in molti concorrenti c’è proprio vuotezza assoluta.
Vedere la gente balbettare davanti a delle domande come “puoi sposare la sorella della tua vedova?” oppure “queste monete con su scritto 42 a.c. sono autentiche?” è una roba di una tristezza infinita.
Comunque sia, gli autori sanno bene che reclutare persone mediamente banali, ma con la voglia di mostrarsi, è la giusta miscela per incollare allo schermo anche gente che del poker non può fregargliene meno, ma della storia d’amore fra tizia e caio, dei pianti di quella, delle bestemmie di quell’altro, gli frega eccome.
Così ecco che mezz’ora a puntata se ne va via tra idiozie, piagnistei, isterie, frasi fatte e le classiche interviste sfogo in cui si può parlare male degli altri o raccontarci cose di cui non ce ne può fregar di meno.
Ma non solo! Ci sono anche la “mental coach” Silvia Pasqualetti, e l’istruttrice di fitness Mariella Pellegrino che li torturano quotidianamente, con tanto di cazziatoni cosmici, a completare il quadro.
Già perché, come in tutti i talent che si rispettino, i “giudici” hanno il compito di fare i duri e fingere che si tratti di una cosa seria. I commenti sdegnati come “loro pensano di essere qui in vacanza”, si sprecano quotidianamente. Invece no, sono ai lavori forzati!
Già, perché in Italia i talent show non sono una cosa su cui scherzare! Le ramanzine sono all’ordine del giorno.
Quindi, praticamente, se mezza puntata vede protagonisti dei giocatori di poker (per quanto non tutti di altissimo livello), l’altra mezza è tratta direttamente dalle vacanze di Fantozzi. Puniti, umiliati, maltrattati, i ragazzi chinano la testa davanti ad ogni alzata di sopracciglio del “direttore della casa” Pagano. Anche perché quello ci va giù pesante. Una volta ti toglie le chips, un’altra volta ti condanna a fare lo schiavo per gli altri concorrenti, un’altra ancora a raccogliere cacca di piccione con la lingua, un’altra ancora a rinunciare alle sigarette.
Poi, c’è anche il modo di recuperare chips, ovvero seguire alla perfezione gli ordini di quei folli dei coach.
Quello che assolutamente non può mancare è la zizzania: non solo la partecipazione di alcuni concorrenti al “tavolo delle eliminazioni” è scelta attraverso le “nomination” con tanto di motivazione. C’è pure un lavoro raffinato di Pagano nel metterli tutti l’uno contro l’altro, E allora si chiede di giudicare gli altri, di fare classifiche, perfino di fare la spia in cambio di chips. Che belle cose. All’insegna dello sport!
Insomma, non ci si salva nemmeno questa volta, e un’idea carina diventa un calvario televisivo pronto ad umiliare i concorrenti nel nome dello share, e ad annoiare quei poveri telespettatori che, fregandosene di chi si innamora, di chi piange e di chi fa la spia, volevano solo vedere un po’ di poker in tv.
Ideato da Pokerstars e prodotto con Magnolia, il programma è andato in onda su Italia 2 in primavera. Trovate le repliche ogni notte su Italia 1, oppure sul sito di Mediaset, che potete raggiungere cliccando qui.
Otello Piccoli