Se il giornalismo avesse, tra le sue regole, quella di informare i cittadini innanzitutto sui fatti che davvero riguardano le loro vite, in maniera onesta e indipendente, la storia di Yara Gambirasio e i fatti di Motta Visconti starebbero in fondo alla scaletta dei tg, e nelle pagine di cronaca dei quotidiani.
Invece i giornalisti (e gli editori) sanno bene quanto frutti scavare in queste storie, tirare fuori i particolari morbosi, rimestare nel torbido, stuzzicare i bassi istinti della gente: dal voyeurismo vero e proprio, alla sete di vendetta (che provano a spacciare per giustizia).
Ecco che cos’è The Newsroom: una serie tv con l’ambizione di dare qualche lezione di giornalismo.
Dopo aver perso le staffe con una ragazzina che gli pone la solita banale domanda su cosa rende grande l’America (il patriottismo degli americani è una roba da far paura ad ogni fascismo) l’anchorman Will McAvoy (Jeff Daniels) viene convinto dal suo capo Charlie Skinner a mettere in piedi un notiziario tutto nuovo, che non abbia paura degli ascolti e si prenda la briga di raccontare i fatti nell’interesse degli americani. Una roba che in Italia avrebbero chiuso dopo i primi 5 minuti.
Per farlo, Charlie assume l’ex di Will, una brava giornalista di guerra, impacciata ed insicura nei modi, ma decisa e professionale nel lavoro, che sarà il nuovo produttore esecutivo e che ha un cognome al posto del nome: Mackenzie McHale. Lui è più pragmatico ed incline al compromesso, lei più idealista, gli fa da contraltare.
I due, nonostante i bruschi rapporti, devono lottare insieme contro tutto e tutti. La concorrenza, il tea party, i giornali scandalistici, i gruppi di potere. Perfino l’editrice Leona Lansing, interpretata splendidamente da Jane Fonda, prova in tutti i modi a rovinarli.
Will, infatti, che è un repubblicano convinto, bastonerà soprattutto la propria parte politica, ricevendo, in cambio, ogni boicottaggio possibile.
Tra i collaboratori di Will ci sono: Neal Sampat interpretato da Dev Patel (protagnista di The Millionaire di Danny Boyle) che si occupa del blog, Maggie Jordan (Ellison Pill), produttrice associata, Sloan Sabbit (Olivia Munn), che ogni sera fa i suoi 5 minuti sull’economia, Jim Harper (John Howard Gallagher Jr), fedelissimo di Mackenzie e Don Keefer (Thomas Sadoski), l’ex produttore esecutivo di News Night.
Con un’ironia raffinata e mai volgare, una satira tagliente, una recitazione di buon livello, The Newsroom ci porta dentro a fatti realmente accaduti che vengono analizzati, sezionati riproposti per come andrebbero raccontati. Un dietro le quinte realistico sul mondo dell’informazione, su come una notizia viene presa, manipolata, confezionata, che ha infatti fatto infuriare network giornalisti, inserzionisti, che si sono sentiti (giustamente, direi) messi all’indice.
Tornando al caso Yara, sarà proprio su un delitto, anzi sul processo alla presunta colpevole, Casey Anthony, la ragazza che ballava mentre la figlia era scomparsa nel nulla (c’è un bel film dl 2013, intitolato Giustizia Imperfetta, che ne racconta l’assoluzione), sulla sua esposizione mediatica, che News Night si troverà a dover cedere: per ottenere il dibattito per le primarie repubblicane, devono prima risollevare gli ascolti, crollati perché si rifiutano di distrarre gli americani dalle cose importanti, ignorando il processo.
Insomma, la realtà è che la buona informazione, la buona tv, se deve fare i conti con gli inserzionisti pubblicitari, potrà sempre solo calare la testa. Perché i protagonisti di The Newsroom non sono eroi senza paura, sono giornalisti che provano a migliorarsi, sapendo bene in che mondo vivono e lavorano.
C’è una frase bellissima che viene detta in una puntata: “quando furono concesse le frequenze, che sono pubbliche, alle tv, andava detto loro che per 23 ore al giorno potevano farne quello che volevano, ma per un’ora dovevano fare servizio per i cittadini, senza preoccuparsi di share ed incassi”.
Questo apre un enorme dibattito sul senso dell’informazione. Se essa sia comunque una forma di intrattenimento, oppure se svolga una funzione sociale.
Se può essere disonesta e faziosa, spettacolare e sensazionalistica, indifferente e morbosa. O se, invece, non dovrebbe essere semplicemente libera, onesta e rispettosa del pubblico. Se, cioè, deve servire a fare share o a mettere i cittadini nelle condizioni di capire il mondo che li circonda e di reagire per migliorarlo.
I personaggi, tutti ben curati, a volte ci portano dentro alle loro vite private (il family drama che non può mancare mai) ma sono soprattutto il mezzo attraverso l quale ci viene presentato un altro giornalismo possibile. Quello al servizio del cittadino, e non di grandi interessi politici ed economici.
Certo, The Newsroom è un prodotto HBO decisamente diverso dagli altri, forse anche più classico nello stile (niente a che vedere con Il Trono Di Spade, e nemmeno con Lost), ma sicuramente innovativo nei contenuti e nel modo di affrontarli. Un prodotto di altissima qualità, leggero e profondo al tempo stesso.
La mente di tutto questo è lo sceneggiatore di The Social Network, Aaron Sorkin, uno che ha già vinto due Golden Globe e 26 Emmy. Uno che, come i suoi personaggi, non si tira indietro davanti alle sfide.
La prima stagione di The Newsroom è andata in onda su Raitre e su Sky Atlantic.
Otello Piccoli