Gomorra: un finale all’altezza per la più bella fiction italiana di sempre

Genny e Donna Imma al funerale di Danielino

Genny e Donna Imma al funerale di Danielino

Con un finale oltre ogni aspettativa si è conclusa martedì la prima stagione di Gomorra-La Serie, il prodotto di fiction italiano probabilmente più riuscito di sempre (per leggere clicca qui).
Grazie alla bravura dei tre registi (Sollima, Comencini e Cupellini), ad un cast straordinario e ad una scrittura precisa e coraggiosa, finalmente sulla nostra tv è arrivata la qualità.
Ma bisogna anche ringraziare i produttori che ci hanno creduto e investito, perché Gomorra è una super-fiction, con un budget mai stanziato prima, che nulla ha da invidiare ai prodotti d’oltreoceano che tanto osanniamo da anni. Tutto così nuovo per i nostri standard.

Zecchinetta torturato e ucciso dagli uomini di Genny

Zecchinetta torturato e ucciso dagli uomini di Genny

Non c’è buonismo in Gomorra, non c’è salvezza, non ci sono eroi, non c’è nessuno con cui identificarsi, per cui tifare fino in fondo.
E questo, in Italia, non s’era mai visto. Perché la tv italiana (come la politica italiana, come il giornalismo italiano), ha sempre la tendenza a consolare, a coccolare lo spettatore, a raccontargli che c’è sempre un lieto fine e che i valori positivi vincono sempre.

Ma la realtà è diversa e trovare il coraggio di raccontarla ha avuto il suo premio: gli oltre 800.000 spettatori per il finale di stagione, con il 3% di share (che sul satellite sono numeri enormi) rappresentano il record di sempre per le serie tv di Sky.
Anche i social network hanno avuto la loro parte nel successo del fenomeno Gomorra: dalla prima puntata oltre 44.200 tweet, di cui più di 32.700 con hashtag #GomorraLaSerie. Solo per il finale di stagione i tweet sono stati più di 13.700, trending topic assicurato.

Ciro l'Immortale

Ciro l’Immortale

E, mentre noi continuiamo a chiederci dove cavolo li hanno presi tanti attori sconosciuti ma bravissimi, ci consola l’annuncio dell’arrivo della seconda stagione, che sarà, probabilmente, un altro successo di pubblico e critica.

Ciro, dopo essere stato estromesso da Donna Imma e da Genny, è riuscito nel suo intento di aprire la guerra dentro il clan Savastano. I giovani di Genny si scatenano contro la vecchia guardia, che reagisce colpo su colpo, ma come ne “Il Padrino parte II“, quasi tutti fanno una pessima fine in pochi minuti.

La vendetta dei veterani

La vendetta dei veterani

Intanto la moglie di don Pietro ha in mano le prove che è stato Ciro a uccidere Manu e va a ricattarlo. Così anche lei ci lascia, uccisa dagli uomini dell’Immortale.
Genny, però, trova il cd con l’audio della telefonata di Manu e capisce tutto.
Così inizia la fuga di Ciro ed il suo tentativo di chiudere l’accordo con Salvatore Conte per consegnargli Genny.

La "trattativa" tra Ciro e Salvatore Conte

La “trattativa” tra Ciro e Salvatore Conte

Accordo che arriva e Conte riesce a far fuori tutto il gruppo del boss rivale in un solo agguato.
Ma Genny decide di cercare vendetta personalmente e va per uccidere Ciro alla recita della figlia. Purtroppo per lui, l’Immortale è decisamente più veloce e più preciso.

Don Pietro finge anche con Genny

Don Pietro finge anche con Genny

Intanto Don Pietro Savastano finge una semi-infermità mentale e ottiene un trasferimento dal 41bis, con conseguente evasione grazie all’intervento di Malammore.
L’ultima immagine è per la mano di Genny che si muove. Il ragazzo non è morto, suo padre sta tornando e la guerra è ancora all’inizio.

Genny Savastano ancora vivo

Genny Savastano ancora vivo

I minuti finali della puntata 12, bisogna ammetterlo, sono stati davvero fortissimi.
L’unica pecca, se vogliamo cercare il pelo nell’uovo, è quel trasferimento di Savastano, davvero poco credibile senza una scorta sufficiente, ma dopo un lavoro così, credo che un piccolo errore gli si possa perdonare.

L'evasione di Don Pietro

L’evasione di Don Pietro Savastano

E ora non resta che attendere con ansia la seconda stagione, certi che sarà un altro strepitoso successo di pubblico e di critica.

Otello Piccoli

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